12.3.03

La vita del disoccupato non è poi così divertente.
Ma è una fase purtroppo inevitabile della vita dell'interinale.
Uno non fa altro che pensare che quando finalmente avrà del tempo libero saprà certamente come occuparlo, poi quando ci si ritrova forzatamente è come bloccato dall'idea che tutto questo sia tempo perso, perchè quel che veramente conta è costruirsi un futuro.
Ho un sacco di libri da leggere, dischi da sentire, film da vedere, parole da scrivere, note da suonare, ma devo ogni volta sforzarmi per iniziare a fare qualcosa.
Credo che questa perenne incertezza mi faccia passare la voglia di fare anche le cose che mi piacciono di più.
Non mi manca il lavoro in sè, anzi: più volte mi sono lamentato del fatto che stavo facendo un mestiere del cavolo.
Non sopporto l'idea che essere a casa in questi giorni non sia una mia scelta, come quando uno smaltisce le ferie arretrate, ma sia una condizione alla quale sono costretto e sulla quale non ho il controllo.
Non so se e quando avrò un'altra possibilità, se sarà domani o tra un mese.
Non sono in grado di programmare nulla, neppure una piccola spesa, perchè non so come e quando riuscirò nuovamente a guadagnare dei soldi.
Lunedì ho fatto il giardiniere. Ho cominciato a dare una bella rasata al glicine che si arrampica sul mio terrazzo, ma ne avrò almeno per un'altra giornata di lavoro.
La pianta si è difesa bene, ma io sono più forte, per cui me la sono cavata con qualche graffietto sulle mani, mentre per lei è andata decisamente peggio, visto che ho decimato i suoi rami inutili.
Ieri mattina ho lavorato sul computer di mio padre. Così almeno il tempo passa meglio, anche se non beccherò un centesimo.
Ha senso parlare di lavoro se non è retribuito?
Se non altro mi sembra di rendermi utile e non mi sento un peso sulle spalle della famiglia.
Ci sono momenti in cui quasi mi vergogno di non avere un lavoro.
Ho provato a vedere se c'è qualche opportunità interessante su Internet, ma cercano solo laureati max 27 anni e venditori con esperienza. Non posso fare altro che attendere con fiducia notizie dalla società di Lavoro Interinale.
Nel pomeriggio, dopo aver fatto passare il tempo in vari modi (computer, sax, televisione), sono andato a fare una passeggiata. Sono andato ai parchetti: non ci sono piccioni cui dare da mangiare, questo mi fa crollare uno degli stereotipi sui passatempi preferiti dei disoccupati.
Ho guardato un paio di pensionati che sfrecciavano con le loro due ruote ed ho deciso che quando potrò permettermelo farò sistemare la mia bicicletta. Poi organizzerò un giro di gare clandestine coi vecchietti del villaggio per spillargli un po' di grana. Ma temo che essendo più allenati saranno loro a spennare me.
Ogni tanto penso che vorrei fare un giro a Milano, o magari andare a trovare gli ex-colleghi che ho lasciato in alcune delle varie aziende in cui sono già stato, ma poi penso che qualsiasi spostamento comporta una spesa, per cui rinuncio.
Sto diventando tirchio con me stesso, questo non mi piace. Ma non ho molti soldi e non so quando avrò una nuova entrata, per cui penso che i pochi che restano sia meglio spenderli con estrema cautela e solo per occasioni importanti.
Questa è la situazione. Potrei cominciare a lavorare domani come tra un mese, potrebbe essere per un anno come per una settimana.
Questo è il nuovo mondo del lavoro, in attesa di diventare uno di quei tre milioni di nuovi lavoratori promessi dall'uomo di Arcore.