20.3.03

Non ho una passione sfrenata per Rutelli, ma ogni tanto ne fa qualcuna di buona, come quando ricorda al Berlusca che il suo "capolavoro politico-diplomatico" è il risultato di una serie di contraddizioni a di poco preoccupanti..
Mosca, 16 ottobre: credo che in Iraq non ci siano ormai più armi di distruzione di massa perché c'è stato tempo per la loro eliminazione o riallocazione.
Mosca, 16 ottobre: nessuno può porsi come obiettivo il travolgimento di un regime: il diritto internazionale non lo consente.
Lisbona, 17 ottobre: non ho cambiato posizione: con Blair resto il più vicino alleato di Bush.
Roma, 7 novembre: sulla guerra non posso che nutrire gli stessi sentimenti di Chirac.
Roma, 13 novembre: esprimo la personale soddisfazione perché sono stato unico tra i premier ad avere espresso il convincimento che Saddam Hussein avrebbe accettato la risoluzione dell'ONU.
Praga, 21 novembre: se si andrà ad una azione militare contro l'Iraq, si tratterà di un'azione comune, di un'azione multilaterale.
Roma, 30 dicembre: gli Stati Uniti hanno garantito che non daranno luogo a nessuna azione armata, se non nell'ambito delle Nazioni Unite.
Roma, 19 gennaio (qui parla il ministro degli Affari esteri): è necessario dare agli ispettori il tempo che loro stessi riterranno necessario per concludere il loro lavoro.
A Roma, il 23 gennaio, il Presidente del Consiglio afferma: sappiamo che ci sono ulteriori prove certe, su cui siamo tenuti alla riservatezza, sulle armi di Saddam Hussein.
Roma, 24 gennaio: ho convenuto con il Primo ministro spagnolo Aznar sull'assoluta inutilità di una riunione dei Capi di Stato e di Governo europei (che si sarebbe tenuta con successo pochi giorni dopo).
Roma, 1o febbraio, in un'intervista a Milan Channel: nessuno ritiene che un'organizzazione così diffusa nel mondo come Al Qaeda possa riuscire ad essere così organizzata senza il supporto di uno Stato; si ha ragione di ritenere che questo Stato sia l'Iraq.
Mosca, 3 febbraio: una seconda risoluzione delle Nazioni Unite è non necessaria; tuttavia, anche per chi dovrà intervenire in guerra, sarebbe opportuna per dare legittimità all'azione.
Roma, 5 febbraio: un intervento militare in Iraq, per avere piena legittimità, richiederebbe una nuova risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU
Roma, 7 febbraio: se non ci sarà la seconda risoluzione, avremo, oltre al danno della guerra, tre danni ancora peggiori: l'ONU perderebbe la credibilità come istituzione capace di garantire la pace e la sicurezza nel mondo, avremo la sparizione di fatto dell'ONU, avremo un tracollo nella NATO tra l'Europa e gli Stati Uniti, avremo una divisione all'interno della stessa Europa.
Modena, 9 febbraio: se fossero solo gli Stati Uniti ad aprire il conflitto con l'Iraq, ci sarebbero risultati catastrofici per l'Europa.
Roma, 28 febbraio: l'azione militare di un paese al di fuori dell'ONU rappresenterebbe un fatto nefasto; non credo che nessuno si caricherà di una responsabilità così grave.
Infine, il 12 marzo, dopo le dichiarazioni del ministro Martino sulla sua propensione personale ad andare in guerra, il Presidente del Consiglio afferma: quella è una sua convinzione personale; io non sono un tecnico, non sono un tuttologo, non bisogna porre a me la richiesta su cose che non conosco; Martino, facendo il ministro della difesa, è anche un tecnico ed avrà riferito voci che ha sentito.